Lo scorso anno, l’Istituto Comprensivo Melissa Bassi ha svolto un ruolo cruciale nel progetto Territori a Disoccupazione Zero (TdZ), ospitando i tavoli di coprogettazione e diventando un punto di riferimento per il confronto tra istituzioni, cittadini e realtà del terzo settore.
Abbiamo intervistato la dirigente scolastica Alessandra Scamardella per capire come la scuola ha vissuto questa esperienza e quale impatto il progetto TdZ può avere sul futuro del quartiere e della sua comunità.
Una scuola al centro del territorio: presidio di legalità e opportunità
L’Istituto Comprensivo Melissa Bassi si trova in via dell’Archeologia, nel cuore di Tor Bella Monaca, una delle aree più complesse della periferia romana. L’istituto accoglie bambini e ragazzi dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di primo grado e svolge un ruolo che va ben oltre l’istruzione.
“Nel nostro contesto, la scuola è molto più di un luogo di apprendimento: è un presidio di legalità e di Stato, un punto di riferimento per i ragazzi e le loro famiglie. Siamo una comunità che cerca di rispondere, con i mezzi che ha, ai bisogni del territorio. Tuttavia, da soli non possiamo fare tutto. È per questo che abbiamo aperto la scuola alla rete di enti e associazioni locali: solo un’azione condivisa può portare risultati concreti.” dice la preside Scamardella
Le sfide del territorio e l’importanza del progetto TdZ
Tor Bella Monaca è un quartiere segnato da deprivazione culturale, marginalizzazione sociale e povertà educativa. Queste problematiche non emergono solo attraverso la cronaca, ma si vivono quotidianamente nella realtà scolastica e familiare dei ragazzi.
“I nostri studenti provengono da famiglie che spesso affrontano difficoltà economiche e sociali significative. La scuola rappresenta per loro uno spazio di crescita, di protezione e di opportunità, ma sappiamo che da sola non basta. È qui che progetti come TdZ fanno la differenza: non si tratta solo di riqualificare edifici o spazi urbani, ma di creare nuove opportunità di formazione e occupazione, a partire dai bisogni reali del quartiere.”
Secondo la dirigente, la vera sfida è rendere il progetto tangibile per gli abitanti, affinché non sia percepito come un intervento “calato dall’alto”, ma come un percorso costruito insieme.
I tavoli partecipativi: un momento cruciale di ascolto e confronto
Uno degli elementi distintivi del progetto TdZ è stato il processo partecipativo che ha coinvolto cittadini, associazioni, enti pubblici e scuole, attraverso incontri regolari di confronto e progettazione.
“Abbiamo avuto l’opportunità di ospitare i tavoli di coprogettazione nel nostro istituto, con incontri settimanali e mensili, durante i quali sono stati ascoltati gli abitanti, le famiglie, gli operatori del territorio. È stato un passaggio fondamentale perché ha permesso di raccogliere i bisogni veri e le aspettative della comunità, senza filtri. Non è stato sempre facile: ci sono stati momenti di discussione accesa, ma è proprio dal confronto che nascono le soluzioni migliori.”
La dirigente evidenzia come, attraverso i tavoli, si sia potuto creare un dialogo tra gli abitanti e le istituzioni, spesso percepite come distanti.
“Uno dei problemi principali di progetti di questo tipo è la diffidenza iniziale della popolazione. Se non si ascoltano le persone e non si coinvolgono direttamente, qualsiasi intervento viene visto come estraneo. I tavoli sono serviti proprio a questo: a costruire fiducia e coinvolgere realmente il territorio nella progettazione.”
Il ruolo della scuola: dalla formazione alla partecipazione attiva
L’Istituto Melissa Bassi non si è limitato a ospitare i tavoli di coprogettazione, ma ha promosso iniziative concrete per avvicinare gli studenti alla trasformazione del quartiere.
Un esempio significativo è stato il progetto “Spazio Cantiere”, che ha coinvolto gli alunni delle classi quinte in visite guidate ai luoghi oggetto degli interventi di rigenerazione urbana.
“Abbiamo accompagnato i bambini nei cantieri, spiegando loro cosa stava succedendo e perché. È fondamentale che vivano il cambiamento del loro quartiere in modo attivo, non come spettatori. Abbiamo cercato di farli sentire protagonisti, perché saranno loro i narratori e i custodi di questa trasformazione.”
Le risorse necessarie per un impatto duraturo
Perché Territori a Disoccupazione Zero possa lasciare un segno tangibile, però, è necessario che l’investimento non si fermi alla fase iniziale.
“Abbiamo bisogno di continuità. Non basta ristrutturare gli spazi se non si investe anche in educazione, formazione e supporto sociale. Servono fondi per le scuole, per la manutenzione, per aprire gli istituti anche di pomeriggio, per garantire sicurezza e opportunità di crescita per i giovani e le loro famiglie.”
Il problema della dispersione scolastica è un tema cruciale per il quartiere, con un tasso di abbandono preoccupante dopo la scuola secondaria di primo grado.
“Molti dei nostri studenti si perdono dopo i primi anni delle superiori. Non sappiamo più nulla di loro. Il rischio è che il quartiere non offra loro alternative concrete e che finiscano ai margini. Per questo serve un piano di accompagnamento all’inserimento lavorativo, che colleghi l’educazione alle reali opportunità di occupazione.”
Uno sguardo al futuro: il coinvolgimento attivo della comunità
La dirigente Scamardella conclude con un messaggio chiaro: il successo del progetto dipenderà dalla capacità di coinvolgere davvero il territorio.
“Le persone devono sentirsi protagoniste del cambiamento. Se non si sentono parte del progetto, tutto rischia di rimanere sulla carta. TdZ ha avuto il merito di creare uno spazio di confronto e partecipazione reale, e questa è la strada giusta per costruire un futuro migliore per il nostro quartiere.
Le scuole continueranno a fare la loro parte, ma è importante che ci sia un supporto concreto e continuativo da parte delle istituzioni e degli enti coinvolti.”