Vai al contenuto

Il I PEEP di Roma

I quartieri di Corviale e di Tor Bella Monaca si inseriscono fra gli interventi individuati dal I PEEP (Piano edilizia economica e popolare) di Roma, piano approvato nel 1964 sulla scorta della legge n. 167 del 18 aprile 1962, “Disposizione per favorire l’acquisizione di aree per l’edilizia economica e popolare”. Al I PEEP di Roma, che conterà la attuazione di 48 Piani di Zona, farà seguito un II PEEP, approvato nel 1987. La stagione dell’edilizia economica e popolare della Capitale, durata circa due decadi, ha cambiato il volto della città di Roma con una moltitudine di interventi le cui caratteristiche si ispiravano ai modelli architettonici ed urbani del movimento moderno: città satellite progettate per alloggiare residenze, servizi ed aree pubbliche (Caudo, 2022). Il I PEEP, dunque, apre la strada alla introduzione della “grande dimensione” nel territorio romano, sulla spinta di due ragioni principali: da un lato l’interesse per le sperimentazioni formali e figurative in atto sulla scena internazionale, in cui l’elemento architettonico si fa autonomo e preponderante sul contesto urbano; dall’altro la necessità di rispondere in tempi brevi alla grande domanda di alloggi, che trovava soluzione nella concentrazione delle cubature in modo da sfruttare al meglio le reti di urbanizzazione (Diana, Gissara, 2020).

Nelle previsioni originarie, il I PEEP puntava alla realizzazione di 711.909 stanze in 73 quartieri, pari a un quarto della città fino ad allora costruita (Camera di Commercio di Roma, 2007). Tali previsioni saranno ridotte a 474.188 stanze, arrivando poi alla effettiva realizzazione di 379.547 nuove stanze (www.urbanistica.comune.roma.it/pdz).

Corviale

  1. Inquadramento

Il complesso del Corviale sorge con il Piano di Zona n° 61 del I PEEP di Roma, su progetto di un gruppo di architetti capeggiati da Mario Fiorentino. L’insediamento è posto nell’area sud-ovest della città, nell’attuale XI municipio (che all’epoca della costruzione corrispondeva alla XV circoscrizione di Roma), e corrisponde alla Zona Urbanistica 15F “Corviale”. Dal punto di vista morfologico, l’area è ubicata alla sommità di uno dei rilievi che si elevano ai margini della pianura fluviale del Tevere, ed è delimitata a sud-ovest dall’avvallamento del Fosso della Magliana, mentre a nord-ovest dal Fosso del Mattei. Dal punto di vista urbano e infrastrutturale, l’area è delimitata da Via Portuense e Via della Casetta Mattei sul versante est, che costituiscono anche le principali vie di accesso alla distribuzione stradale interna del complesso. La direttrice Nord-Sud lungo cui si sviluppa l’edificio di quasi un kilometro di lunghezza, costituisce il confine fra gli insediamenti urbani che si sviluppano nella parte est della città, e le aree verdi che si estendono ad ovest fino alla Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi.

  • Il progetto

La prima proposta di zonizzazione del Corviale viene elaborata nel 1970, ad opera dell’Ing. Costa, nel rispetto dello zooning del 1964, secondo una tipologia edilizia più tradizionale (Coccia, Donati, 2001). Nel 1972, l’IACP si rivolge separatamente a 5 professionisti per affidare a ciascuno la progettazione di uno dei 5 comparti unitari di intervento che erano stati individuati secondo il preliminare d’ufficio dell’IACP. I 5 professionisti (Fiorentino, Gorio, Lugli, Sterbini, Valori) scelgono di presentare e far approvare in variante un progetto unitario, accettato dall’IACP, con l’intenzione di (i) abbassare i costi di costruzione delle residenze e delle opere di urbanizzazione primaria a vantaggio delle opere di edilizia sociale e delle urbanizzazioni secondarie, (ii) integrare i servizi e le residenze per migliorare la qualità di queste ultime, (iii) evitare la creazione di sacche monoclasse attraverso la dotazione di servizi al quartiere in grado di compensare anche la domanda pregressa. Mario Fiorentino diviene coordinatore del progetto, la cui prima proposta viene presentata nel 1972. I lavori hanno inizio il 12 maggio 1975, e saranno terminanti nel 1983.

Il complesso del Corviale viene progettato per ospitare circa 6.800 abitanti, con una dotazione di servizi per abitante di 50 m2, molto oltre i 18 m2 previsti come dotazione minima dalla normativa sugli standard urbanistici (DL 1150/68). Su 60 ettari di territorio, il 36% è occupato da servizi mentre solo il 7% dagli edifici (Caudo, 2022). Il progetto, infatti, prevedeva 220.580 mq di superfici residenziali, non residenziali e miste (con 8.512 stanze con una densità di 71 abitanti per ettaro), 62.250 mq di servizi pubblici, 256.470 mq di verde pubblico, 66.000 mq di viabilità e parcheggi (Consani, Coppo, 2015)[1].

La viabilità interna di progetto è costituita da un anello a senso unico, che racchiude il complesso (via Ettore Ferrari, via Poggio Verde, via Marino Mazzacurati) e dalle due principali vie di collegamento con i quartieri circostanti (Viale Arturo Martini che si allaccia a via Portuense e via dei Sampieri che si collega alla zona di Casetta Mattei).

Il progetto consta di tre edifici:

  1. la stecca principale, composta da 8 piani residenziali più un “piano libero”, con 5 corpi scala cilindrici, che si estende lungo il crinale della collina, con destinazione d’uso prevalentemente residenziale;
  2. un secondo corpo residenziale più basso, parallelo al primo, composto da una serie di edifici lineari che si affacciano ad ovest sulla parte più scoscesa della collina;
  3. un terzo corpo, sempre a stecca, che ruota di 45° rispetto ai precedenti e connette Corviale con il quartiere di Casetta Mattei.

L’edificio principale è suddiviso in cinque “unità di gestione” (condomini o lotti) dotate ciascuna di una piazza d’ingresso e di una sede per gli incontri. L’edificio posto a 45° rispetto all’asse principale dell’intervento costituisce il VI lotto, e rappresenta, nelle intenzioni dei progettisti, il cordone ombelicale con la città costruita (Coccia, Donati, 2001). Il Piano di Zona è completato da un complesso di palazzine di sei piani destinate a cooperative, distribuite nella parte est parallelamente all’asse principale.

  • Edifici, servizi e trasformazioni

La stecca principale è lunga 960 m, alto circa 37, composto da 8 piani residenziali, un piano destinato a servizi più due piani per cantine e garage. Il piano destinato da progetto ai servizi è il quarto, che divide le tipologie di residenze fra quelle a ballatoio (nei piani superiori) e quelle con accesso dai corpi scala. I corpi scala principali sono 5, con funzione rappresentativa, grazie anche alla presenza degli spazi antistanti che fungono da vere e proprie piazze di incontro fra gli abitanti. A questi 5 corpi scala principali se ne aggiungono 27 secondari. Le residenze sono di varie dimensioni, con metrature che oscillano fra i 56 mq e i 118 mq.

Il secondo corpo residenziale, più basso e parallelo al primo, è formato da sei edifici, per una altezza di circa 11 metri. Esso è intervallato da spazi destinati a servizi come scuole, ristorante e teatro. La tipologia edilizia è a ballatoio.

Il terzo corpo, disposto a 45°, è lungo 253,40 m ed ha una altezza che varia dai 19 ai 23 m. il piano terra è pensato come percorso pedonale coperto su cui si affacciano attività commerciali.

Da progetto, negli edifici era previsto l’inserimento di numerosi servizi: botteghe, studi professionali, attività artigianali ed ambulatori, asili nido, scuola materna, elementare e media, servizi commerciali, ristorante, teatro sia coperto che all’aperto, supermercato, la sede della circoscrizione, un mercato coperto, un centro sanitario, una biblioteca, il complesso parrocchiale e un circolo sportivo. In realtà, solo alcuni di questi sono stati realizzati: la chiesa (ad opera della diocesi), le scuole ed alcune attrezzature sportive.

In generale, quasi tutti gli edifici di Corviale inizialmente destinati a servizi hanno subito una variazione di destinazione d’uso. In particolare, tutti i vani che si trovano all’interno dei corpi residenziali sono stati occupati abusivamente. I ritardi burocratico-amministrativi nell’inserimento dei servizi all’interno degli edifici, infatti, hanno causato fin dai primi anni il fenomeno dell’occupazione. Un fenomeno talmente radicato nel corso degli anni da aver portato ad investire in progetti di riqualificazione che puntano alla riconversione strutturale del “quarto piano” in 103 nuovi alloggi, secondo la proposta dell’arch. Guendalina Salimei.

Negli anni Corviale è stato oggetto di programmi e progetti di intervento e riqualificazione. In particolare, si ricorda l’adozione, nel 2001, del Programma di recupero urbano di “Corviale”, i cui obiettivi principali riguardavano il recupero dell’area verde retrostante l’edificio intensivo di Corviale (attraverso cessione al Comune) e la riqualificazione dello spazio pubblico attorno all’intensivo con la realizzazione di un nuovo asilo.

DOCUMENTI http://www.urbanistica.comune.roma.it/pru/pru-corviale.html

  • Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): PUI

Con il lancio del Piano di Ripresa e Resilienza da parte della Commissione Europea a seguito della pandemia Covid-19, il Paese è stato interessato da una serie di finanziamenti volti al rilancio socioeconomico attraverso diverse linee di azione. I principali obiettivi sono (i) digitalizzazione e innovazione (ii) transizione ecologica e (iii) inclusione sociale. Roma Capitale, come molte altre città, ha trovato nel PNRR una importantissima occasione di trasformazione e di sviluppo su più livelli, dalle azioni riguardanti inclusione e coesione (missione 5) agli interventi in tema di mobilità sostenibile (missione 3) alle politiche attuate per la transizione ecologica (missione 2) e non solo.

I progetti che sono stati oggetto di finanziamento PNRR a Roma sono di due tipi: i Piani Urbani Integrati (PUI) e i progetti afferenti al Programma nazionale della qualità dell’abitare (PinQuA) del Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili (Mims). I primi sono interventi rivolti a migliorare le periferie creando nuovi servizi per i cittadini e riqualificando i centri urbani, ridurre il disagio abitativo, favorire l’inclusione sociale e le infrastrutture della logistica; i secondi hanno l’obiettivo di riqualificare i centri urbani, ridurre il disagio abitativo e favorire l’inclusione sociale.[2] Come strategia generale, gli interventi dei Piani Integrati si configurano come “hub” territoriali, punti connessi da una rete policentrica che ha per obiettivo lo sviluppo sociale, inclusivo e sostenibile della città di Roma.

I Piani Urbani Integrati finanziati a Roma sono tre; due di questi riguardano Corviale e Tor Bella Monaca.[3] Su Tor Bella Monaca, inoltre, è finanziato anche il PinQuA per il recupero del comparto R5.[4]

Corviale

Il PUI “Polo della Solidarietà Corviale” prevede una serie di interventi che coinvolgono aree e immobili per una superficie complessiva di 391.606 mq. L’importo totale del finanziamento PNRR ammonta a € 57.876.385,76. I principali obiettivi del Piano riguardano il rilancio sociale, culturale ed economico del quartiere. Questi obiettivi si traducono nell’intervento su immobili e spazi aperti al fine di dare materialmente spazio alla creazione di attività sociali e culturali orientate all’inclusione. Il progetto prevede l’incremento dei servizi e del commercio di prossimità. Inoltre, gli interventi mirano ad aumentare la percezione di sicurezza e presidio nel quartiere, da una parte grazie all’introduzione di nuove funzioni (la nuova sede della Polizia di Stato, l’Ufficio Postale, la Farmacia); dall’altra grazie alla rimozione di di molte delle recinzioni metalliche che attualmente cingono gli edifici pubblici del quartiere, impedendo la visibilità e limitando la fruizione degli spazi aperti.[5]

Gli obiettivi generali si esplicano attraverso azioni sui temi specifici di:

  • Cultura: rilancio sociale e culturale della zona centrale, anche attraverso un ridisegno del sistema di spazi pubblici e percorsi
  • Sport: potenziamento delle aree destinate allo sport, sia all’interno che all’esterno
  • Accessibilità: ridisegno dei percorsi e rimozione delle barriere architettoniche e visive
  • Edilizia: interventi di efficientamento energetico e recupero degli edifici

Il Piano si compone di quattro linee di azione che intervengono su ambiti diversi ed incidono sui molteplici aspetti che concorrono alla rigenerazione urbana del quartiere, sia sul piano materiale che su quello immateriale. A ciascuna delle quattro linee di azione fanno capo degli interventi specifici.

La prima linea di azione riguarda il rilancio culturale ed economico del quartiere. A questa linea di azione corrispondono due interventi. il primo è la valorizzazione e riqualificazione del Centro Civico Nicoletta Campanella (lavori a cura dell’assessorato ai Lavori pubblici), punto di riferimento riconosciuto dal quartiere e che già accoglie la Biblioteca Renato Nicolini, il Centro di formazione professionale, il Centro Orientamento Lavoro, il centro per l’impiego e la Banca del Tempo. Con gli interventi, il Centro Civico accoglierà nuovi spazi destinati alle attività di co-working e di studio individuale, con l’obiettivo di promuovere l’inclusione lavorativa dei giovani del quartiere. Il secondo intervento riguarda la realizzazione, all’interno di un immobile dismesso di circa 900 mq, dell’Incubatore d’impresa INCIPIT (lavori a cura dell’assessorato ai Lavori pubblici). Questo ospiterà al suo interno uno spazio polifunzionale dedicato alla promozione dell’economia sociale, solidale e cooperativa a livello locale, e alla creazione di start-up.

La seconda linea di azione consiste nel rilancio e incremento del ruolo sociale e culturale della zona centrale del Corviale e nel ridisegno complessivo degli spazi pubblici e dei percorsi della fascia dei servizi. Gli interventi che fanno capo a questa linea di azione riguardano la Piazzetta delle Arti e dell’Artigianato (i) e la Trancia H (o sesto lotto) e le sale condominiali (ii). Questi interventi rispondono all’obiettivo di rilancio sociale e culturale dell’area e a quello di miglioramento dell’accessibilità. In particolare, gli interventi sulla Piazzetta delle Arti (lavori a cura dell’assessorato ai Lavori pubblici) prevedono l’abbattimento delle barriere architettoniche in modo da renderla un luogo di socializzazione che sia il più possibile inclusivo. Inoltre, la testata della Trancia H diventerà un polo culturale aperto a tutti; il resto dell’edificio e le sale condominiali (lavori a cura dell’Ater) saranno oggetto di interventi di recupero edilizio, di efficientamento energetico e di adeguamento degli spazi, sempre nell’ottica dell’accessibilità. Infine, saranno introdotte nuove funzioni grazie al recupero di tre delle ex sale condominiali: un Museo delle Memorie, una Sala polivalente per attività ludico-didattiche e una Sala dedicata ad attività culturali.

La terza linea di azione comprende gli interventi che puntano sul potenziamento degli spazi dedicati allo sport nel quartiere, ovvero il completamento del Palazzetto dello Sport in via Maroi e la realizzazione di un Parco sportivo (lavori a cura dell’assessorato allo Sport). Il palazzetto consentirà lo svolgimento di attività, fra cui basket, pallavolo e tennis; il Parco sportivo, che sarà realizzato ex novo, consentirà il recupero di un’area pubblica attualmente inutilizzata, offrendo allo stesso tempo l’opportunità per praticare sport all’aria aperta.

La quarta linea di azione lavora sul sistema degli spazi aperti e dei parchi (lavori a cura dell’assessorato all’Ambiente), attraverso interventi di progettazione paesaggistica, di recupero degli spazi pubblici e dei giardini, di bonifica dei terreni, di ridefinizione dei percorsi ciclopedonali e di nuove piantagioni arboree. L’intervento principale prevede la realizzazione di due parchi sui due fronti principali dell’edificio del Corviale, connessi fra loro con lo scopo di valorizzare le aree verdi, renderle più sicure e creare una connessione con le due riserve naturali: la Tenuta dei Massimi e la Valle dei Casali. La rigenerazione degli spazi aperti del quartiere è anche l’occasione di restituire al progetto originale del Corviale quel valore di transizione fra città e campagna, attraverso il ridisegno dei due margini: il Parco Est, che dialoga con il lato più urbano e attrezzato; e il Parco Ovest, che si proietta verso l’area protetta della Tenuta dei Massimi. A questa diversità di contesto corrisponde un diverso trattamento progettuale dei due parchi. Il Parco Est intende ridefinire il sistema dei parchi urbani e si confronta con le aree pubbliche esistenti o che vengono implementate nell’ambito delle altre linee di azione descritte, con un ridisegno che comprende anche il sistema dei percorsi e degli spazi sportivi e culturali.

 Il progetto del Parco Ovest, invece, intende costituire un primo tassello nella costruzione di un mosaico continuo di aree pubbliche fruibili (ma non ancora attrezzate) che arrivano fino alla piana della Magliana. Il progetto dei due Parchi è particolarmente significativo in quanto, data l’estensione delle aree che ne saranno interessate, potrebbe costituire l’intervento di ricucitura materiale del quartiere e di valorizzazione paesaggistica dell’area, in aderenza con le intenzioni originarie dei progettisti del Corviale.

DOCUMENTI https://drive.google.com/drive/folders/1dBkIUBG_n2iwuuzVJPeD0YYz39nZimC7

Tor Bella Monaca

  1. Inquadramento

Il complesso contemporaneo di Tor Bella Monaca sorge con il Piano di Zona n° 22 del I PEEP di Roma, in un’area che era stata già precedentemente insediata a partire dagli anni ’20 e ’30 del Novecento. Essa sorge nella zona sud-est di Roma, oltre il Grande Raccordo Anulare, all’interno dell’attuale Municipio VI (VIII circoscrizione di Roma ai tempi della costruzione), e della Zona Urbanistica 8F – Torre Angela.  Il precedente insediamento era nato come borgata a seguito della forte immigrazione proveniente dal mezzogiorno d’Italia (ne faceva da richiamo per la zona la presenza della fabbrica della Breda) e della espulsione degli abitanti romani dal centro storico successivo agli sventramenti del periodo fascista. Il popolamento più consistente arriva negli anni ’50 in forma di architettura spontanea (autocostruzione) in prossimità della via Casilina e della ferrovia Roma-Fiuggi. Dal punto di vista morfologico, l’ambito in cui si inserisce il Piano di Zona è un’area pianeggiante anticamente destinata ad uso agricolo, delimitata a sud-ovest dagli insediamenti preesistenti di Torrenova e di Torre Angela, e a nord-est dal Fosso di Tor bella Monaca.

  • Il progetto

Il Piano di Zona di Tor Bella Monaca ha come punto di partenza il programma straordinario di edilizia economica e opere di urbanizzazione finanziato dalla Legge 16.02.1980 n° 25. Questo programma destina a Tor Bella Monaca il 90% dei fondi destinati a Roma, ovvero 175 miliardi su un totale di 1000 miliardi stanziati a livello nazionale per alloggi in aree con elevata tensione abitativa. Inoltre, l’avvio degli interventi fa ricorso all’istituto della Concessione da parte del Comune di Roma al “Consorzio Tor Bella Monaca” che riunisce (i) ISVEUR Consorzio Cooperative Costruzioni, (ii) Interdil Lazio e Roma, (iii) Consorzio Nazionale tra Cooperative di Produzione e Lavoro. Il dialogo diretto fra le Società che costituiscono il Consorzio e le Imprese, di cui si fanno garante, consente uno snellimento delle procedure e la conseguente velocità degli interventi.

Il Piano di Zona è progettato per ospitare circa 30.000 abitanti. L’area era stata individuata nel 1964 con l’approvazione del I PEEP ma aveva trovato un primo schema di assetto progettuale ed urbanistico solo nel 1979, cui faranno seguito numerose varianti redatte anche a seguito dei rinvenimenti archeologici emersi durante i lavori. L’impianto planimetrico si sviluppa attorno ad un asse centrale, Via di Tor Bella Monaca, che collega il nuovo insediamento al GRA e a Via Casilina. Inoltre, la realizzazione di Via di Tor Bella Monaca va anche a compensare la manca di infrastrutture di collegamento per i quartieri di natura spontanea circostanti. Il programma di intervento prevedeva la costruzione di 2.012.293 metri cubi di volumetria complessiva (628.842 metri quadri di superficie utile lorda), su 77,7 ettari di aree edificate (superficie fondiaria)[6]. Erano previsti 3.362 alloggi, edifici scolastici (medie inferiori, elementari e materne) e tre asili nido. I lavori si realizzano a partire dal 1981 e già solo due anni dopo, nel 1983, i primi alloggi sono pronti ad essere assegnati, se pure ancora in mancanza della maggioranza dei servizi previsti. Già nel maggio del 1983, dunque, si forma il “Comitato di lotta” che poi diverrà il “Comitato di Quartiere” per contrastare i problemi legati alla scarsa gestione e ai ritardi dell’Amministrazione in tema di trasporto pubblico, servizi sanitari, decoro degli spazi pubblici e assegnazione degli alloggi (Camera di Commercio di Roma, 2007).

In contrapposizione alle tipologie dell’architettura spontanea che caratterizza la borgata, il Piano di Zona è composto da case a torre di 15 piani e da case in linea di 4-5 piani, raggruppate per comparti. Gli edifici in linea si configurano come corti aperte verso la campagna, oppure come stecche con giaciture parallele ai tessuti urbani circostanti. I vari nuclei residenziali sono nettamente separati fra loro, lasciando ampi spazi aperti che rafforzano una sensazione di distanza e segregazione fra le varie parti del quartiere. Il planivolumetrico disegnato dai tecnici del Comune di Roma, dunque, era caratterizzato prevalentemente dalle forme elementari delle stecche e delle torri, ad eccezione del comparto R5 inizialmente disegnato come edifici a corti chiuse, che saranno poi tramutate in corti aperte dal gruppo di progettazione capeggiato da Pietro Barucci.

  • Il comparto R5 e le trasformazioni

Il Piano di Zona di Tor Bella Monaca si compone di diversi comparti prevalentemente costituiti da torri e edifici in linea. Il comparto maggiormente caratteristico ed interessante, sia dal punto di vista compositivo, sia per quanto riguarda le problematiche che in esso si sono riscontrate negli anni, con conseguenti ripetuti interventi di recupero, è il così detto “Comparto R5”. Esso è costituito da una serie di edifici in linea disposti a formare un sistema di tre corti aperte, fra esse concatenate. Le tre corti si aprono verso la campagna romana, ad est, mentre i fronti più lunghi dell’edificio si allineano lungo via dell’Archeologia, ad ovest. Il complesso ha una lunghezza complessiva di circa 700 metri per una altezza di otto piani. I due piani inferiori sono di tipologia a ballatoio, mentre i restanti sei sono di tipologia in linea. Ciascun blocco scala serve quattro appartamenti per piano, mentre gli ascensori, solo in corrispondenza degli angoli del complesso, ne servono sei per piano. Il complesso ospita unicamente funzioni residenziali per un totale di 1.272 alloggi suddiviso tra le tre corti per circa 4.500 abitanti (corte A 380 alloggi; corte B 444 alloggi; corte C 448 alloggi). Il progetto è dell’architetto Pietro Barucci.

Come nel caso di Corviale, i ritardi nella assegnazione dei locali per l’introduzione dei servizi ha ben presto portato a fenomeni di abusivismo, creando una situazione di conflitto che, nel caso di Tor Bella Monaca, si è andata a sommare ai conflitti prodotti dalla realizzazione stessa del Piano di Zona con l’insediamento di una popolazione che si contrappone a quella della borgata spontanea degli anni ’50. A partire da questi elementi, negli anni nel quartiere si è generata una condizione di disagio sociale e degrado abitativo a cui si è provato a far fronte con diversi programmi e progetti.

In particolare, si ricorda processo di riqualificazione generale che negli anni Novanta interessa il quadrante orientale della città, si è sviluppato nell’ambito di programmi nazionali e comunitari (Art. 11 legge 493/93, Programma Urban), che hanno destinato finanziamenti pubblici e privati per la realizzazione di aree verdi, di servizi e di infrastrutture (Comune di Roma).

Inoltre, come Corviale, anche Tor Bella Monaca è stato interessato da un PRU, con l’adozione, nel 2001, del Programma di recupero urbano di “Tor Bella Monaca” (deliberazione del Consiglio Comunale n° 8/2001). I principali interventi interessavano il recupero degli insediamenti edilizi, la dotazione di nuove funzioni sociali ed il completamento e revisione della viabilità principale dell’area.

DOCUMENTI: http://www.urbanistica.comune.roma.it/pru/pru-tbm.html

  • Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): PUI e PinQuA

La più recente occasione di rigenerazione del quartiere di Tor Bella Monaca è giunta con il PNRR che ha finanziato sull’area sia un Piano Urbano Integrato sia un Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare.

Il PUI “Polo della Sostenibilità – Mobilità ed Energie Tor Bella Monaca” prevede una serie di interventi che coinvolgono aree e immobili per una superficie complessiva di 144.959 mq. L’importo totale del finanziamento PNRR ammonta, per quanto riguarda il PUI, a € 92.823.318,18 divisi su due comparti principali: 66.653.233,18 euro sono destinati agli interventi sul comparto R5; i restanti 26.170.085,00 euro sono impegnati su piste ciclabili ed interventi sugli spazi pubblici. Il finanziamento PinQuA, a sua volta, ammonta a 29.000.000 euro, destinanti anche questi ad interventi sul comparto R5.

Gli interventi che sono previsti a Tor Bella Monaca, dunque, si distinguono in due principali ambiti di intervento: da un lato gli interventi che agiscono sull’aspetto edilizio; dall’altro gli interventi su mobilità e spazi aperti. Nel primo caso, PUI e PinQuA lavorano in continuità l’uno con l’altro, allocando risorse, almeno in parte, sullo stesso ambito, ovvero il comparto R5. Nel secondo caso, gli interventi sono interamente finanziati dal PUI.

L’insieme degli interventi previsti sul quartiere mirano al raggiungimento di una serie di obiettivi generali che sono riassumibili nelle parole Cultura, Inclusione Sociale ed Energia. Si propongono interventi sia materiali che immateriali, come è richiesto nelle strategie di rigenerazione urbana, in modo da provare a rispondere alle esigenze che emergono dal territorio. Fra queste, il tema della casa, della qualità abitativa, dell’accesso e della persistenza nell’alloggio è sicuramente centrale a Tor Bella Monaca, chiamando in causa i temi dell’inclusione e coinvolgimento della cittadinanza, oltre che quelli della ristrutturazione edilizia. Dunque, gli obiettivi generali degli interventi riguardano:

  1. Sul lato immateriale, favorire l’inclusione sociale anche attraverso il rilancio culturale (valorizzazione del patrimonio culturale tangibile e intangibile locale) ed economico del quartiere, la promozione di iniziative di sviluppo locale e di forme di coesione economica, l’incentivo alla creazione di nuovi posti di lavoro e il coinvolgimento della cittadinanza e gli enti del terzo settore attraverso percorsi di partecipazione e coprogrammazione;
  2. Sul lato materiale, relativamente ai comparti edilizi, recupero, ristrutturazione e rifunzionalizzazione sostenibile delle strutture edilizie, anche in tema di consumo energetico, con l’inserimento di fonti di energia rinnovabili per l’avvio di un progetto di Comunità Energetica;
  3.  Ancora sul lato materiale, ma relativamente agli spazi aperti e alla mobilità, lo sviluppo di un sistema di connessioni fra il quartiere ERP di Tor Bella Monaca, l’Università di Tor Vergata e le stazioni della metropolitana per favorire la rigenerazione delle aree interessate da questa rete.

Ai primi due obiettivi fanno riferimento gli interventi che ricadono sul comparto R5, secondo una strategia che tiene conto delle priorità dell’Amministrazione Capitolina, fra cui il contenimento del consumo di suolo. Dunque, gli interventi seguono modelli di riqualificazione innovativa che tengono conto della sostenibilità ambientale.

Gli interventi previsti dal PinQuA corrispondono alla Fase 1 di recupero del comparto R5, ed agiscono sulla corte centrale. Questa ospita 414 alloggi per un totale di circa 1240 abitanti insediati, su 7 piani di altezza. Gli interventi mirano complessivamente all’efficientamento energetico dell’edificio, prevedendo il miglioramento di almeno due classi energetiche grazie ad opere sull’involucro esterno che siano realizzabili in tempi brevi e basso impatto delle lavorazioni, tenendo conto della permanenza degli abitanti all’interno degli alloggi durante le fasi di lavorazione. A questi interventi di carattere energetico, si aggiungono le opere volte al miglioramento tecnologico e antisismico degli alloggi al fine di assicurare un confort abitativo interno di maggiore qualità. Inoltre, è prevista una riorganizzazione tipologica e funzionale del basamento, che si accompagna ad un miglioramento della accessibilità e della sicurezza e ad un incremento della dotazione di servizi. L’intervento sul mix funzionale è volto a rispondere alle nuove esigenze dei quartieri contemporanei, favorendo nuove forme di aggregazione e costruzione di comunità. A questo scopo è anche previsto il coinvolgimento delle parti sociali per proporre nuove forme di governance e gestione degli spazi che abbiano una continuità nel tempo, anche oltre la conclusione degli interventi sull’edilizia. Gli interventi del PinQuA sono coerenti con i principi della Strategia di Resilienza di Roma Capitale ed agli standard di sostenibilità ambientale, sociale ed economica individuati con ReinventiAMO Roma/Reinventing Cities.

DOCUMENTI https://drive.google.com/drive/folders/1XrXlYMTKsD_QJvAqvqyrLR13kpRksMvt

Il PUI corrisponde alla Fase 2 del recupero del comparto R5, intervenendo sulle due corti nord e sud. Questi interventi si pongono in continuità con le azioni del PinQuA, mirando alla estensione del recupero tipologico ed energetico degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica all’intero comparto R5. Questo vuol dire generare benefici per 836 famiglie per quanto riguarda il benessere abitativo. Il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici attraverso l’introduzione di fonti rinnovabili mira alla nascita e al sostegno di Comunità Energetiche locali. Queste ultime rappresentano una occasione di promozione di una idea di sviluppo sostenibile del territorio che tenga conto anche del fattore dell’inclusione sociale.

Inoltre, gli interventi relativi all’introduzione di nuovi servizi e alla promozione di nuove attività legate alla cultura e all’innovazione, si sostanziano con la realizzazione di 2.100 mq di nuovi spazi destinati a servizi urbani nelle corti nord e sud, che attualmente ospitano solo residenze. Gli spazi pubblici vengono riqualificati mediante interventi sia per quanto riguarda gli spazi che affacciano su via dell’Archeologia, sia per quanto riguarda gli ampi spazi delle corti che affacciano sull’Agro romano.

Infine, il PUI si pone come obiettivo la promozione della mobilità sostenibile attraverso la progettazione ed implementazione nel territorio di una rete di percorsi ciclopedonali. Il progetto “Connessioni ciclopedonali tra Tor Bella Monaca e Tor Vergata e rigenerazione spazio pubblico” si compone di un insieme di interventi legati alla mobilità, alla riqualificazione dello spazio pubblico e del verde, alle infrastrutture di illuminazione e ai servizi per l’interscambio modale (Comune di Roma).

Questo aspetto è particolarmente significativo in quanto consente una ricucitura urbana in un contesto che, attualmente, trova nella marginalità e nella difficile accessibilità uno dei suoi punti più critici. Dunque, il miglioramento della mobilità attraverso modalità sostenibili consente il rafforzamento delle connessioni fra le diverse parti urbane che sono intorno al quartiere di Tor Bella Monaca, fino all’area di Tor Vergata. La rete ciclopedonale, oltre a facilitare il raggiungimento delle fermate della Metropolitana, dell’Università Tor Vergata e dell’ADI (Agenzia Spaziale Italiana), agisce anche sulla valorizzazione del patrimonio culturale del quartiere, in particolare attraverso i percorsi che consentiranno l’accesso all’antica via Gabina e con la riqualificazione dell’area verde che ricopre l’artica Villa Romana presente su questa via. È inoltre prevista la realizzazione di sei velostazioni presso le fermate della metropolitana e alcuni attrattori presenti nell’ambito, e la posa di 50 nuove rastrelliere.

DOCUMENTI https://drive.google.com/drive/folders/1AFYLlsr2TZ5NTRBWpm6wPbPOOuUNi7hE


[1] https://archidiap.com/opera/quartiere-di-corviale/

[2] https://www.comune.roma.it/web/it/dipartimento-coordinamento-sviluppo-infrastrutture-e-manutenzione-urbana-progetti.page?contentId=PRG1120276

[3] Il terzo è il PUI Santa Maria della Pietà

[4] Gli altri due PinQuA finanziati riguardano l’ex Direzione magazzini commissariato in via Del Porto Fluviale e l’ex I.I.S. Don Calabria in via Cardinal Capranica

[5] https://www.comune.roma.it/web/it/attivita-progetto/piani-urbani-integrati-corviale.page

[6] Roma Capitale, Assessorato all’Urbanistica, Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica. Piano di Zona 22 Tor Bella Monaca Decies. Elaborato A – Relazione. Febbraio 2011